Oggi vogliamo raccontarvi una storia che vi farà emozionare, una storia fatta di fatica, sudore, sogni e rispetto per la grandezza della natura. La storia di un giovane uomo di 57 anni, collega e amico di NetBike, che ha affrontato una fra le più impegnative maratone in bicicletta, la Ddles Dolomites 2018.
Ecco la sua testimonianza…
Cosa spinge un “ragazzo” di appena 57 anni ad affrontare una prova così impegnativa?
È una domanda che mi sono posto e adesso conosco la risposta che proverò a spiegare.
Nasco come sportivo nelle vasche clorate e nelle acque salate del Mar Ionio ottenendo discreti risultati; da qualche anno vengo colto dalla febbre delle due ruote grazie alla spinta goliardica di amici coinvolgenti.
Dalle pedalate domenicali alla Maratona il passo è stato breve e quasi naturale… un anno di uscite, sveglia alle 5.00 del mattino e tanti chilometri macinati! Ma, ogni uscita, ogni pedalata è sempre stata generata da grande entusiasmo e tanta voglia di arrivare pronti all’evento.
Oggi, a ruote ferme, si ripropongono nella mia mente i tanti momenti e le indescrivibili emozioni da poco vissute in uno scenario naturale mozzafiato. Vedere migliaia di bici, tanti ciclisti provenienti da tutte le parti del mondo, incrociare il mito vivente Alex Zanardi che sfreccia in discesa il giorno prima della gara, la sveglia (la più dura) delle 03:15 ed aprire gli occhi con la stessa tensione del giorno degli esami di maturità, la condivisione di momenti spensierati, ma tanto impegnativi, con un gruppo di amici veri con i quali ho perseguito un unico obiettivo e senza i quali non avrei conosciuto sensazioni che questa maratona riesce a dare a tutti i ciclisti provenienti da ogni parte del mondo.
“L’unica catena che ti dà la libertà è quella della bici”… ed è proprio vero!
Libertà di raggiungere posti e vette finora irraggiungibili, libertà di godere di paesaggi naturali e incontaminati che tablet e smartphone non potranno mai eguagliare, libertà di respirare aria pura e lasciare che i pensieri svuotino completamente la mente, libertà di arrivare a quella porta che segna il traguardo con la consapevole e, ancora più, grande determinazione di iscriversi alla prossima edizione 2019.
Come mi sono preparato all’evento
Durante il corso dell’anno, mi sono documentato seguendo i siti ufficiali della gara leggendo i vari commenti che i partecipanti, con tanto entusiasmo, scrivevano al loro rientro. Ad ogni parola letta, ogni passo descritto, ho cercato d’immaginare nella mia mente quale fosse, in realtà, lo stato d’animo di ogni ciclista e come si fosse preparato per raggiungere, quello che credevo per me, un insormontabile obiettivo. Eppure, nella mente di ogni uomo determinato, scatta una tenace voglia che ti fa sopportare tanta fatica, sudore e superare anche la rabbia che potrebbe portarti a mollare tutto.
Ecco, questi sono stati momenti che nel nostro gruppo siamo riusciti a superare insieme. Sempre uniti e compatti: se a volte, qualcuno voleva mollare, tutto il gruppo ha esteso energie anche per lui, riaccendendo la determinazione per continuare insieme. Dopo le innumerevoli ore passate sulla bici non si pensa solo al singolo ciclista, ma è tutto il gruppo che deve andare avanti, è tutto il gruppo che deve raggiungere il traguardo! E’ stato cosi per noi del “MONGIBELLO” team.
Quel giorno
Quella mattina siamo partiti all’alba, senza quasi parlare abbiamo raggiunto il punto di raccolta. Lì, pian piano, ci hanno raggiunto gli altri ciclisti, con estremo ordine; nell’aria si percepiva la grande concentrazione e tensione. Poco prima del via, gli sguardi di tutti si sono incrociati, le espressioni del nostro viso dicevano tutto: “Sarà dura, ma insieme raggiungeremo quel dannato e agognato traguardo!”
Appena partiti, sentivo il cuore battere a mille, le braccia erano tese sul manubrio della bici, ancora non ero riuscito a trovare il giusto assetto sulla mia Bianchi, tanto l’emozione aveva quasi preso il sopravvento. Poi, quando tutti i ciclisti, hanno cominciato a trovare il loro percorso e le pedalate prendere il ritmo naturale, la tensione ha cominciato a rientrare nel giusto equilibrio e il mio corpo, in perfetta armonia con la bici, ha cominciato a godere di quei percorsi segnati dalla maestosità delle Dolomiti.
Ho percorso quei chilometri come se i miei occhi cercassero un punto preciso che sembrava si allontanasse da me. Ma più si allontanava, più le mie gambe trovavano la spinta per pedalare ancora e ancora…
Le ore sono state tante, il sudore tantissimo, le strade si snodavano dinnanzi a me, a volte un rettilineo o una salita e dopo averla affrontata sperare in una discesa e trovare invece una salita ancora più ripida. In quei momenti l’unica cosa da fare era stringere i denti e non mollare.
A quel punto non si contava più il tempo già trascorso o quello che doveva ancora passare… alla fine, quando si è intravisto il traguardo quasi non ci ho creduto.
In quel momento, man mano che raggiungevo la porta, sentivo crescere una soddisfazione immensa.
Ma allora mi sono domandato: “Ce l’ho davvero fatta?” Mentre pensavo, un miscuglio di emozioni crescevano in me e le lacrime mi rigavano il viso. I miei amici erano tutti con me, ad uno ad uno abbiamo tagliato il traguardo.
Ecco, quel ragazzo di tanti anni fa, ha superato un altro importante esame!